L'anno scorso pensavo di aver detto tutto riguardo al Bike Expo,
poche idee, molta crisi e troppa cianfrusaglia di propaganda.
Così quest'anno non mi aspettavo nulla di buono
e sono partito sperando di sbagliarmi,
al ritorno ho capito che non mi sono sbagliato,
ma ho fatto bene, nonostante le premesse, a passare qualche ora in fiera.
Perché non mi sono sbagliato?
Perché le cose cattive, come l'erbaccia, fanno fatica a sparire,
la crisi e la cianfrusaglia imperano, l'una alimentata dall'altra,
e si vede di tutto:
marchi nostrani che propongono imbarazzanti due ruote senza costrutto
e interi padiglioni semi-deserti da depressione vera.
Una situazione complessivamente triste, sia per la mancanza di decenza di alcuni
che per la totale mancanza di mercato per molti altri.
Abbiamo già passato il punto di non ritorno,
ora si tratta solo di capire quale sarà la prossima fermata del treno.
Ma, c'è un ma,
il vero motivo per il quale non mi sbagliavo sta nel fatto che alla fine ho deciso di andare,
perché se non fossi andato,
avrei perso l'opportunità di capire che forse, dico forse, un futuro c'è,
c'è nello spirito di chi ha investito per portare moto e stand di rilievo,
poche idee ma buone e divertenti,
c'è nelle mani e nella testa di alcuni piccoli "preparatori",
che con spirito ed inventiva propongono punti di vista nuovi,
cose semplici e non scontate, semplici che semplici non sono.
Per il futuro serve meno propaganda e più sostanza,
serve gente come quella che ho incontrato,
personaggi positivi con idee fresche e l'estro giusto,
serve una fiera con più proposte concrete, basta lustrini inutili,
più swap meet e meno chincaglieria da vetrina,
e servirebbe ri-portare in fiera i soggetti che hanno un nome
e qualcosa da dire, punto.
Ok, magari alla fine mi sbagliavo davvero, non ho capito niente
ed avrei fatto meglio a starmene a casa sull'ottomana,
ma sono un curiosone testardo e questo
non è un blog di cucina!